I Modelli di Toffoli e figli
Il Museo conserva ed espone una vastissima collezione (forse la più grande
esistente e l'unica completamente fruibile) di modelli realizzati da
Vincenzo Toffoli e figli nel corso di un ventennio di attività, dal
Dopoguerra ai primi anni '70 del Novecento.
Schede (in costruzione)
La ditta Vincenzo Toffoli & Figli
La ditta “V. Toffoli & Figli” di Calalzo di
Cadore (Belluno) fu fondata nel 1898 da Vincenzo Toffoli: fino al 1972 (anno
di chiusura dell’attività) è stata l’azienda leader nel settore dei modelli
scientifici destinati alla didattica scolastica.
Vincenzo Toffoli nacque nel 1870 a Calalzo, piccolo borgo poco distante da Pieve di Cadore (luogo natio del grande pittore Tiziano Vecellio), al centro delle Dolomiti. La costituzione delicata di Vincenzo spinse il padre, Costante Toffoli, impresario edile, ad avviarlo verso la carriera ecclesiastica, per risparmiargli la dura professione del carpentiere e alla fatica dei cantieri. Ma dopo un anno di tirocinio e d’istruzione presso il parroco di Calalzo, rev. Antonio Del Moneto, per la difficoltà nell’apprendimento del latino, il giovane Vincenzo abbandonò definitivamente gli studi, entrando nella ditta di famiglia. Come tipico per le imprese edili di montagna, al lavoro di cantiere e di muratura e carpenteria dell’estate seguiva il lavoro di falegnameria durante i lunghi inverni (si realizzavano così anche il mobilio e le finiture delle case). Divenuto un esperto falegname, Vincenzo lavorò presso la fabbrica di Ulisse Cargnel2 , divenendo presto responsabile della manutenzione del complesso. Distintosi per il brillante ingegno e la laboriosa serietà, gli furono affidate via via mansioni di responsabilità. Tanto da essere inviato a Milano per l’allestimento di uno stand presso una mostra mercato, antesignana di quella che dal 1921 divenne la “Fiera Campionaria di Milano”.
In quella occasione, notando e studiando alcuni giocattoli e modelli destinati ai bambini, ma prodotti in Germania, gli balenò l’idea di avviare in proprio un’attività in questo settore. Così, nel 1898, Vincenzo fondò il suo primo stabilimento, ubicato a Calalzo, a valle della ditta Cargnel, sulla riva del torrente Molinà (indispensabile fonte di forza motrice per le attrezzature meccaniche), ai piedi della rupe dell’antica chiesa, sotto il ponte della strada statale. Sorta per produrre giocattoli in legno l’attività fu estesa quasi subito verso altri settori, privilegiando quello degli arredi e dei sussidi destinati alle scuole.
Le vicende della Grande Guerra videro il Cadore drammaticamente in prima linea. Calalzo, capolinea delle comunicazioni ferroviarie verso Padova e Treviso, divenne sede di magazzini militari e tutta l’attività industriale subì, dal 1915, la riconversione per produzioni belliche. Così anche la giovane ditta di Vincenzo Toffoli produsse cassette portamunizioni in legno. Con la disfatta di Caporetto (1917), anche il Cadore fu invaso dalle truppe austro-tedesche e Vincenzo, la moglie Cecilia ed i sette figli peregrinarono profughi per l’Italia (persino nel casertano, a Roma, a Firenze). Terminata la guerra, Vincenzo ricondusse la famiglia a Calalzo, riaprì l’attività e costruì il secondo stabilimento, trasformando il primo impianto in centralina elettrica. Da allora anche i sei figli superstiti e molti operai cominciarono a collaborare con Vincenzo. In pochi anni l’attività divenne nuovamente solida e la produzione d’assoluto riferimento per le forniture di arredi e sussidi per le scuole di ogni grado. In questa fase nel catalogo entrarono i primi modelli didattici. Negli anni ’30, Ettore Toffoli si staccò dall’attività paterna avviando la produzione esclusiva di giocattoli in legno, mentre l’attività di Vincenzo incontrò riconoscimenti, attestazioni di merito e premi per la qualità del lavoro e lo sviluppo aziendale. Con la Seconda Guerra Mondiale la produzione fu riconvertita nuovamente per sostenere le esigenze belliche. Pur tra mille sacrifici, Vincenzo restò in attività fino al 1945, quando, per far fronte alle difficoltà economiche fu costretto a chiudere ed a vendere lo stabilimento.
Con la ricostruzione post bellica,
due dei figli avviarono la fabbricazione di arredi e sussidi per gli asili e
le scuole elementari mentre i tre figli più giovani, conservando la
produzione modellistica, realizzarono la nuova fabbrica di Calalzo (1947),
avvalendosi dell’esperienza e della maestria di Vincenzo, ormai vecchio ma
tenacemente attaccato al lavoro. Col passare del tempo anche i nipoti di
Vincenzo entrarono nell’impresa di famiglia, portando a frutto le conoscenze
del nonno, anche al fine di far fronte alle continue sfide del mercato e
alle costanti innovazioni. Punto di riferimento per tutte le scuole italiane
(particolarmente per gli Istituti Tecnici per Geometri ed Agrari), la ditta
“V. Toffoli & Figli” dominò per anni il mercato dei modelli didattici, con
un catalogo di circa tremila voci, costantemente aggiornato, e capace di
soddisfare le nuove esigenze della didattica. Vincenzo morì nel 1958, di
polmonite, nel pieno dell’attività lavorativa che ancora seguiva per nove
ore giornaliere. Nel 1963 morì il più giovane dei figli ma l’attività
proseguì incessante. L’agonia dell’impresa “Toffoli & Figli” cominciò con le
contestazioni studentesche del 1968. Il clima rivoluzionario della società e
le conseguenti ventate di estremismi (con occupazioni di scuole, università
ed inevitabili danni alle strutture), portarono prudenzialmente il Ministero
della Pubblica Istruzione a sospendere del tutto, dall’anno scolastico
1969-70, i finanziamenti per l’acquisto di arredi, attrezzature e sussidi
didattici. Col crollo degli ordinativi, l’attività si trascinò fino al 1972,
quando, esaurita ogni risorsa, s’interruppe definitivamente, privando del
lavoro, oltre che i familiari direttamente impegnati, una decina di operai
specializzati e disperdendo per sempre professionalità ed esperienze.
“A me che sono rimasto unico depositario di tanta esperienza nel campo
della modellistica didattica, rimane un grosso rimpianto ma anche un
legittimo orgoglio per aver lavorato e respirato e vissuto l’avventura di un
lavoro bello, estremamente gratificante che ha contribuito non poco ad
arricchire il mio bagaglio culturale in un ambiente sereno guidato da quelle
straordinarie persone che furono il nonno Vincenzo ed il papà Riccardo”.
Dedica di Valerio Toffoli, febbraio 2003